Impresa vendibile e proceduralizzata: eventi sul Cruscotto di Controllo in streaming
Io sostengo che l’impresa deve essere vendibile e per esserlo deve essere proceduralizzata.
Ma il mio Maestro, Prof. Fiorenzo Lizza, sostiene che ci vuole tecnica, io dico talento. Mi si potrebbe obiettare: per proceduralizzare un’azienda occorre solo la tecnica. Se io sono ordinato e so scindere un processo geometrico, se io so scomporlo nelle operazioni elementari e integrarle in un sistema altamente funzionale, ho bisogno di una tecnica molto accurata, non di talento (bisognerebbe analizzare le implicazione dell’antico concetto di techne e ripensarlo all’interno dell’azienda).
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Quindi in questo caso non vince chi ha l’idea migliore (talento?) ma chi la sa realizzare. Quanti hanno la stessa idea? Tanti; ma solo pochi la sanno realizzare. Quanti hanno pensato che vendere online sarebbe stato il futuro? Ma non tutti quelli che lo pensano poi lo sanno fare. Forse si può pensare che io mi stia contraddicendo se poi mi riferisco con passione al talento. Il business anglosassone funziona perché hanno la tecnica: sanno come fare, hanno le procedure. Ecco perché sono così “fissati” con la creatività: perché non ce l’hanno davvero (come non ce l’avevano i Romani rispetto ai Greci).
Si può dire che anche l’avere un’ottima tecnica è un talento, però poi si sarebbe costretti ad ammettere che non si può imparare.
Il talento sta nel come realizzo qualcosa di concreto, non nel come gestisco un processo. Il talento sta nel come taglio una tomaia, nel come saldo un pezzo, nel come salo un prosciutto, nel come traccio una linea. Il talento sta proprio in ciò che non può essere proceduralizzato (è quello che chiamo alto valore aggiunto).
Quindi facendo una sintesi potrei dire: noi italiani che abbiamo così tanto talento dovremmo imparare ad introdurre un 20% di procedure per non sperperare reddito operativo, per avere aziende efficienti, competitive. scarsamente imitabili. Invece noi esportiamo il nostro talento all’estero con il doppio effetto negativo: restiamo senza talenti che potrebbero dare impulso a business importanti qui e non abbiamo aziende funzionali.
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In un’azienda l’imprenditore deve avere talento e tecnica insieme? No per forza, perché non possiamo più permetterci di una cultura aziendale personalistica. Chi ha talento e chi ha tecnica debbono imparare a lavorare insieme.
Questo, dal punto di vista dialettico, non significa che chi ha talento non ha anche tecnica e chi ha tecnica non ha talento, ma conta la complementarietà. Insomma l’azienda è un organismo complesso in cui il personalismo non può più regnare, perché l’imprenditore deve imparare a delegare. Per delegare deve avere procedure.
Come nel Cinema: il regista non può essere contemporaneamente direttore della fotografia, attore, compositore, truccatore, etc, come l’imprenditore non può voler far tutto da sé. L’imprenditore è un regista, non un factotum (letteralmente, uno che fa tutto).
Quindi, sono giunto alla conclusione che abbiamo ragione entrambi: sia io sia il Prof. Lizza.
Così il quadriamo il cerchio.
Proprio in questo contesto il commercialista assurge ancora di più a figura chiave: può aiutare l’imprenditore che ha talento ad imparare la tecnica. Può consigliare all’imprenditore che ha tecnica a trovare qualcuno che abbia talento. Il commercialista STRATEGICO consulente può addirittura favorire la formazione di reti (nets) di imprenditori, può creare collegamenti.
Il commercialista sta all’imprenditore come Virgilio sta a Dante.
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